
Diciotto artisti à la page per una mostra “Diabolika” per l’antieroe più amato dei fumetti. Così Roma ha voluto celebrare alla grande i sessanta anni di Diabolik, il magnetico ladro in calzamaglia dagli spettacolari occhi di ghiaccio creato dalla matita e dalla fantasia di Angela e Luciana Giussani, che proprio nel novembre del 1962 uscì nelle edicole con il primo album intitolato Il re del terrore.

Il Maestro della Pop Art Enrico Manera, in un elegante smoking blu notte indossato senza papillon e “sdrammatizzato” da una pin con la “S” di Superman, per l’occasione ha tirato fuori “l’artiglieria pesante”: il suo maestoso Diabolik su tela alta oltre 2 metri, seguito da tutti gli altri eroi, miti e icone che ha realizzato nel corso della sua luminosa carriera artistica e ha “sfidato” nella mostra Manera contro tutti! Oltre la Scuola di Piazza del Popolo, altri diciassette artisti, tutti presenti con le loro opere più originali e significative.
Un trionfo, dunque il vernissage inaugurale alla Galleria Restelliartco di via Vittoria Colonna, con un via vai durato da metà pomeriggio fino a tarda sera e un parterre de roi di artisti, politici, scrittori e vipperia varia. Nessuno ha voluto mancare all’appuntamento, approfittando del clima straordinariamente mite dell’ottobre capitolino

L’esposizione, che durerà fino al 30 novembre, è stata ideata e voluta dai galleristi Raffaella Rossi e Filippo Restelli in collaborazione con D.C. Arte di Daniele Cipriani in occasione della Rome Art Week 2022, per sottolineare come all’interno di un percorso espositivo ogni artista, attraverso una ironica sfida condotta a colpi di pop, possa raccontare la propria visione e percezione delle icone e dei miti che fanno parte del linguaggio e del quotidiano di ognuno.

Il poliedrico Enrico Manera è protagonista, narratore e interprete di questi anni di cambiamenti storici, artistici e di costume. Le sue opere si vedono già dalla strada e occupano l’intero piano terra della galleria. C’è il gigantesco Diabolik in calzamaglia blu davanti al quale tutti si sono voluti far immortalare in un tripudio di selfie e flash, ma ci sono anche Batman a tecnica mista su cartone del 1997 e i Teatrini di Batman e Superman, teche tridimensionali in plexiglass. Superman è raffigurato anche nella sua identità segreta, in Clark Kent a tecnica mista su tela del 2012.

Prima di diventare uno dei più grandi esponenti della Pop Art, Manera iniziò verso la metà degli anni ’70 a lavorare nel cinema come attore e da questa sua passione per la settima arte nascono le opere su cartone delle Major hollywoodiane Paramount, Warner Bros e M.G.M. del 1997. Mentre è del 2002 Warner Bros realizzata su tela con il logo in fucsia. Lo sguardo si sposta poi su Ex Da Volpedo del 2002, in cui la storica opera di Pellizza da Volpedo, Il Quarto Stato, è rappresentata da Manera con luci al neon in teca di plexiglass. Ancora l’uso del neon si ritrova in Ex Vincent del 2002, omaggio a Van Gogh. Opere che fanno parte della serie EX, ovvero quadri e sculture che Enrico Manera “strappa” scherzosamente agli autori originari per farle “proprie”.

Sulle pareti della Galleria Restelliartco, Manera contro Tutti prosegue con Imperial Nightmare del 1998; Bacio, tela del 2012 con l’iconico Bacio Perugina rappresentato in chiave pop; un pop che si ritrova anche in Coca Cola a tecnica mista su carta del 1998.

“Ma chi è quel biondo con i Rayban a specchio nel quadro esposto in vetrina? E’ Brad Pitt?”, si chiedono due ragazze. Già, sembra proprio lui, in realtà è il ritratto giovanile dello stesso Manera realizzato da Mario Schifano, uno tra i pochissimi eseguiti dal Maestro della Scuola di Piazza del Popolo, di cui Manera entrò a far parte verso la metà degli anni ’70, unendosi a Franco Angeli, Tano Festa e Giosetta Fioroni, Pino Pascali, Renato Mambor, Jannis Kounellis e gli altri artisti che in quell’epoca gravitavano intorno al Caffè Rosati e alla soprastante galleria La Tartaruga e che Manera ha raccontato, alcuni anni fa, nel suo libro Cafè des Artistes.

“Questa mostra affonda le sue radici proprio nella Scuola di Piazza del Popolo e in quei magici anni in cui si sperimentarono le dinamiche artistiche che poi si tradurranno nelle sperimentazioni creative che popoleranno mostre, musei, Quadriennali e Biennali d’Arte”, specifica Francesca Barbi Marinetti – nipote del creatore del Futurismo Filippo Tommaso che fu tra i più grandi innovatori artistici del Novecento – arrivata tra i primi all’happening, fasciata un simpatico spolverino giallo. “Sono gli anni che conseguono le beat generation, quando la musica rappresenta un magnetico polo di aggregazione. L’arte è connessa agli eventi musicali con light shows, sviluppando una controcultura necessaria all’informazione e all’ispirazione artistica”.

Qui nasce e si forma un giovanissimo Enrico Manera, che della sperimentazione creativa fa da sempre il fondamento della sua arte. È il 1976 quando appena diciottenne scolpisce “J.C.M.” (Julius Caesar Manera), statuetta in vetroresina in cui, con lo stile scanzonato e irridente che gli appartiene, l’artista vede se stesso nelle vesti di un imperatore romano.

Nel 2021 realizza la bellissima scultura in plexiglass Boccioni Extraterrestre, pluri fotografata con l’attore Franco Nero al Festival Internazionale della Danza e delle Danze, omaggio al futurista Umberto Boccioni e al dinamismo delle forme. Nasce dall’influenza del fermento creativo vissuto all’interno della Scuola di Piazza del Popolo, anche Power, tecnica mista su cartone del 1978.

Ma nel frattempo la piccola ma prestigiosa galleria di via Vittoria Colonna si anima! Arrivano la politica e lo sport, con il senatore Maurizio Gasparri in classico blu ministeriale e l’atleta paralimpica ed ex deputata Giusy Versace con borsetta coordinata al nome (nel senso che è Versace anche quella!). La nobiltà è ben rappresentata dal principe Guglielmo Giovanelli Marconi per una volta senza l’adorata (e adorabile) consorte Vittoria, dalla principessa Irma Capece Minutolo in total black e dalla contessa artista Camilla Ancilotto. Il dandyssimo scrittore Niky Marcelli, amico di lunga data del Maestro e tra i primi ad arrivare, “sfarfalla” in giro con il suo eterno fedora in testa tra Roberta Beta in blazer azzurro molto probabilmente Chanel, Edoardo Sylos Labini, la curatrice d’arte Sveva Manfredi Zavaglia e la cantante e attrice Alma Manera nipote di Enrico, arrivata in elegante tailleur-pantalone grigio sopra ad una camicetta di seta color rubino con pochette abbinata e in compagnia della madre Maria Pia Liotta – in un bianco e nero molto optical – e della figlioletta Regina Amelie. Ecco anche il gallerista Raffaele Soligo, la press agent Patrizia Brandimarte con il marito marchese Gregorio del Gallo di Roccagiovine e gli attori Franco Nero e Mario Zamma che hanno scelto il casual che-più-casual-non-si-può. In elegante ritardo e anche lei in “total black” arriva la rossochiomata giornalista Gabriella Sassone, regina della cronaca mondana capitolina e “icona pop” a sua volta.

Arriva anche la presentatrice tv Alessandra Canale che abita lì vicino, così come Gigi Marzullo che passa con la mascherina a righe bianche e blu coordinata alla camicia, ormai diventata iconica, e guarda incuriosito tutta quella folla, prima di salire in macchina e raggiungere la Rai. Manera fa gli onori di casa inseime alla moglie Cleonice Gioia, in “total pink” e a sua volta splendida artista, e alla bella figlia Virginia Manera.

L’artista romano Fabio Ferrone Viola, in giubbotto a scacchettoni rossi e neri e coppola grigia, espone il suo Coca – Omaggio a Mario Schifano, vernice acrilica e tappi di bottiglia su tela e il collage con carta di giornale Kennedy is alive, riproponendo in chiave pop, grazie all’utilizzo di materiali riciclabili, due miti della nostra epoca. Mentre in Cocaine USA Flag realizzata con lattine di Coca Cola pressate ed inserite nella trama del tessuto, le strisce bianche sono il nesso tra la scritta della bevanda, lo stupefacente e il suo spropositato consumo, in modo particolare negli States. Inoltre, nelle sue Pop Queen, omaggia invece la grande Regina Elisabetta II, icona e mito ineguagliabile di un’epoca, scomparsa da poco.

Monica Casali realizza in acrilico, resina, foglia d’argento e pezzi originali d’epoca la sua Jaguar E Type, l’iconica auto guidata da Diabolik e definita da Enzo Ferrari la vettura più bella del mondo. L’artista Stefano Stasi sfoggia un giubbotto di cuoio nero da motociclista e, con l’acrilico su tela The Industry of the Pig, ripercorre il progetto di industrializzazione di fine ‘700. Il suino indossa abiti ottocenteschi di chiara fattura inglese. Nella parte inferiore emerge uno skyline, simbolo dell’inurbamento a discapito della società moderna.

E ancora, l’artista romana Cristiana Pedersoli, figlia dell’indimenticabile Bud Spencer, propone il volto dell’amato attore in immagine stilizzata su sculture in metallo nero, silver e grezzo. Si prosegue con The Big One di Marco Bettini, un gigantesco dollaro americano su metallo riproposto in chiave pop e con particolare ironia, e Piazza del Popolo della raffinatissima artista Irem Incedayi anche lei in “total black” che ci riporta visivamente al centro della discussione.

Tra gli altri artisti esposti al piano superiore della Galleria, la Kellogg’s Catwoman di Pennyboy, formatosi negli ambienti underground della Capitale, che ritrae una affascinante Catwoman su alluminio modellato. Ecco il Paperinik di Biagio Castilletti con innumerevoli pezzi di lattine lavorati e minuziosamente colorati e il supereroe La Cosa di Gigi Folliero realizzato con la tecnica “Tape Art”, strisce di nastro adesivo colorato e poi fuso, a mimare la pennellata di vernice su tela.

Si prosegue con le Americhe di Roberta Bissoli con dollari americani al posto dei colori, con l’artista Skiri che porta nelle sue opere personaggi del fumetto e del cinema stravolgendone i ruoli e trasformando, con ironico paradosso, i buoni in cattivi, e dello street-artist internazionale David Pompili.

Tra gli iconici oggetti esposti, la Big Apple del 2021 di Milena Bini, la scultura SPQR di Marcello Maugeri: opera elementare con cui celebra proprio Enrico Manera, maestro di sperimentazione e cultore del riutilizzo creativo. Il Grigio formale e piatto tipico dei motori diventa Colore, energia vitale di Roma, città eterna, officina artistica in continuo fermento.

L’artista romano Shout presenta le iconiche salse Tomato Ketchup, Mayonnaise e Sweet Relish su tre tele distinte, in uno stile neo-pop internazionale in cui i colori delle tre salse ricordano la bandiera italiana.
La misteriosa Nayara Sikaada, pseudonimo che usa per celare l’identità, presenta due opere di grande impatto: Mouth olio su tela che raffigura la bocca di Mick Jagger e Hands 2, olio su tavola in cui in primo piano l’artista dipinge le mani di Keith Richards che suonano la chitarra.

Dulcis in fundo, presentato per la prima volta in esclusiva il progetto Cash&Carry – Icons, in cui la giovane e interessantissima artista romana Factory, splendente come una divinità pagana con una canottiera di paillettes dorate su un paio di jeans delavé, utilizza gli scontrini come una contemporanea tela su cui realizzare le proprie opere. Un oggetto quindi così identificativo della globalizzazione e del quotidiano di ognuno diventa un simbolo pop, un’esperienza “popular”, un’opera d’arte alla portata di tutti.



















(Le foto sono di Luciano Di Bacco)