Martina Galletta ci porta nella dimora degli dei!

Martina Galletta

C’è una lunga tradizione di noir al femminile nella letteratura occidentale, da Agatha Christie a Fred Vargas, da Mary Shelley a Matilde Serao. Donne autrici di capitoli unici del patrimonio romanzesco europeo e non solo, donne creatrici di personaggi alla ricerca della verità tra grovigli di delitti e crimini. Al suo debutto alla scrittura di un romanzo, Martina Galletta parte da questa tradizione, con un omaggio conclamato alle signore del giallo, per dare vita a un nuovo noir di genere, ambientato tra le due guerre, proponendo una sua lettura del ruolo femminile a ridosso della seconda guerra mondiale, dando vita a un racconto di emancipazione femminile e coraggio, con leggerezza e ironia.

Un albergo di gran lusso sperduto tra le montagne, una tormenta di neve, un gruppo di personaggi – o forse personalità – lì raccolte per caso o per scelta. Sullo sfondo, oltre al panorama delle alpi austriache, anche l’annessione, l’ascesa del nazismo, le dinamiche individuali fatte di ambizioni, paure, arrivismi, codardie. È il dicembre del 1938: la Germania nazista ha da poco annesso l’Austria, dando inizio al vortice di eventi che condurranno alla seconda guerra mondiale. Britta, la giovane figlia di un ricco industriale austriaco, raggiunge un lussuoso albergo al confine tra Svizzera, Germania e Austria insieme al padre e al fidanzato, astro nascente del Partito nazionalsocialista.  Sono diretti in Germania, dove il loro matrimonio è l’evento mondano più atteso del Reich.

Britta, indipendente e testarda, vorrebbe un destino diverso da quello impostole dalla società e dalla famiglia. Una nevicata eccezionale costringerà gli ospiti a trattenersi nel resort più a lungo del previsto. E, tra omicidi, furti, cene luculliane, autopsie improvvisate, amori discutibili e continui colpi di scena, la luce sinistra del nazismo si avvicina sempre di più, proiettando la sua ombra sull’albergo e sui suoi ospiti e rivelandone, senza scampo, la vera natura.

La Dimora degli Dei è un romanzo leggero, dal taglio classico; non rientra nei canoni del polar, ma con la sua minuziosa ricostruzione storica guarda ai meccanismi di narrazione del racconto a tinte d’inchiesta, anglofono in particolare. Ma qui le questioni non si risolvono a scazzottate. Servono semmai occhi nuovi, freschi, puliti, pronti a studiare, a raccogliere minime tracce, a collegare elementi marginali. Da qui uno stile di scrittura vivace e inclusivo per un nuovo romanzo dove, come sempre nella buona letteratura noir, nulla è quel che sembra. Nemmeno le passioni, gli amori imposti o inattesi, le debolezze.

“L’umanità colorita che Martina Galletta ha messo in fila per raccontare le inattese avventure di una ragazza intraprendente e curiosa, romantica e razionale, ha il pregio di un affresco, di un polittico, di uno spaccato di vita (e di morte) dal piglio sicuro” spiega nella sua introduzione al romanzo il critico teatrale Andrea Porcheddu.

Martina Galletta allestisce questa partitura noir come fosse uno spettacolo. Nella sapienza dei dialoghi cova una vera e propria regia teatrale. Non si tratta, dunque, dell’Autore onnisciente che dispensa indizi e gioca con il lettore, quanto di un regista alle prese con la materia viva del palcoscenico, con personaggi che improvvisamente prendono vita propria, che si animano nell’immaginario di chi scrive e di chi dirige attori e attrici in scena. In definitiva, per dirla grossolanamente, è il grande teatro del mondo, è lo “spettacolo d’arte varia” su cui si chiude, prima o poi, il sipario” conclude Andrea Porcheddu.

Pubblicato da gossipgirl

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