Combatto un mondo di uomini sempre peggio vestiti

Niky Marcelli (Ph. Simona Poni)

Il dandyssimo scrittore Niky Marcelli ha momentaneamente abbandonato il mondo dei gialli e dei libri d’avventura per dare alle stampe Il Boudoir del Gentiluomo, un ironico pamphlet pieno – così dice! – di “buoni consigli non richiesti”, ma anche di feroci staffilate, per combattere quella che lui definisce “la piaga sociale dell’ineleganza maschile”.

Come ti è venuta l’idea?

Guardando come va in giro vestita la gente per strada, soprattutto gli uomini!

Ti faccio un esempio: molto spesso, soprattutto nei mesi caldi, vedo coppiette a spasso in cui lei ha magari un tubino o un abitino carino, un filo di trucco… Si vede che ci tiene, che ha pensato cosa indossare, che – per usare un modo di dire che oggi potrebbe suonare patriarcale, “si è fatta bella per lui”.

Lui, per converso, gira con le ciabatte, i pantaloncini corti – quando non i pinocchietti!!! – la maglietta con la pubblicità del salumiere sotto casa e il cappellino da baseball girato all’indietro come gli scemi del villaggio.

Non è possibile continuare a tollerare tutto questo scempio estetico e questa mancanza di rispetto verso il prossimo (in quel caso, la ragazza) e soprattutto verso se stessi!

Un’altra immagine di Niky Marcelli
Ph. Simona Poni

Si dice che l’abito non faccia il monaco, ma tu invece sostieni che è il nostro “biglietto da visita”…

Che ci piaccia o no, viviamo nella “civiltà dell’immagine”, per cui la “prima impressione” è oggi ancor più fondamentale che in passato. Tu puoi essere anche un genio nel tuo campo, ma se ti presenti vestito come uno che è scappato di casa inseguito da un’alluvione o da un terremoto, chiaramente rischi di essere quantomeno sottovalutato.

La copertina de “Il Boudoir del Gentiluomo”

Nel tuo libro troviamo anche una lunga cavalcata nella storia della moda-uomo, dalle origini ai nostri giorni…

La “MODA”, per antonomasia, è sempre stata quella femminile. Celebrata non solo sulle passerelle ma anche in mostre e libri d’arte. Perché è una forma d’arte! Penso sinceramente che, se il cinema è la “settima arte”, la moda è senz’altro l’ottava.

Ed è anche comprensibile, perché – a differenza di quella maschile – la moda femminile permette agli stilisti di sbrigliare la fantasia, rompere gli schemi e creare degli autentici capolavori.

La moda-uomo, invece, è ed è sempre stata sostanzialmente classica.

Vediamo, ad ogni stagione, sulle passerelle anche della “provocazioni” o delle “sperimentazioni”, ma restano lì o – al massimo – fanno timidamente capolino sul red carpet di qualche festival del cinema, indosso a qualche divo di Hollywood. Ma chi, da “comune mortale”, ci andasse davvero in giro per strada sembrerebbe un pagliaccio scappato dal circo equestre.

Niky Marcelli

Quindi pensi che l’eleganza maschile debba essere per forza classica?

Sostanzialmente sì, perlomeno nelle “basi”. Riconosco che è un campo abbastanza risicato in cui muoversi, che – per restare in tema – a qualcuno potrebbe essere un po’ “stretto di spalle”, ma è questo. Tranne piccole variazioni, l’abito maschile è sostanzialmente “stabile” da almeno un paio di secoli.

Con ciò non intendo dire che dobbiamo vestirci tutti uguali, come se fossimo in divisa. Quello che suggerisco a quei quattro o cinque che leggeranno il mio libro e di trovare – in questo pur limitato campo – un loro stile. Ovviamente, senza perdere d’occhio quelli che io chiamo Madonna Sobrietà e Messer Buongusto. E credetemi, è assolutamente possibile. È come con la musica: le note sono solo sette, ma quante infinite melodie sono state create, nei secoli, con questa esile manciata di “segnetti” sul pentagramma!

A chi è rivolto questo libro?

A tutti. Soprattutto a quelli che, per pigrizia e/o in nome di un malinteso concetto di “comodità”, si infilano le prime cose che gli cascano in testa quando aprono l’armadio, senza badare se stanno bene loro addosso o no. Se sono indicate per il luogo o l’occasione verso cui si stanno recando o no. Se hanno ancora l’età per indossare un certo capo o no. A quelli – e purtroppo sono tantissimi! – che pensano che “comodità” e “sciatteria” siano sinonimi.

Niky Marcelli
Ph. Simona Poni

Secondo te esistono dei limiti di età per i vestiti? E quali sono?

Nel libro c’è un ampio capitolo dedicato proprio a questo argomento.

Per fare un esempio: i calzoni corti.  Sono un capo che va dismesso al compimento dell’ottavo anno di età, al massimo al decimo.

Uomini adulti – e magari anche in là con gli anni – che vanno in giro in bermuda, con le gambe pelose e, per giunta, anche secche e/o storte, sono uno dei vertici dell’inestetismo e dell’ineleganza.

Pubblicato da gossipgirl

Le brave ragazze vanno in Paradiso, ma le ragazzacce si intrufolano dappertutto!