
Federico Moccia ci riprova e, dopo il successo di Scusa ma ti chiamo Amore e il flop di Amore 14, torna dietro la macchina da presa con Mya – un sogno da vivere.
Sceneggiato dallo stesso Moccia insieme a Luca Biglione, Andrea Cacciavillani e Angelo Borsa, il film nasce da un soggetto scritto dall’attrice napoletana Flora Vona, che veste anche i panni della protagonista, affiancata da un ricco cast comprendente Vincent Riotta, Ludovico Fremont, Mirko Frezza, Raffaele Buranelli, Nathalie Rapti Gomez, Maverick Lo Bianco, Alessio Di Domenicantonio, Andrea Garofalo, Elena Presti, Pio Stellaccio, Anna Tangredi e, come special guest, il cantautore Gianluca Grignani; del quale, oltretutto, alcuni brani inediti sono presenti all’interno della colonna sonora.

Mya è una giovane bellezza mediterranea che, accompagnata dal tastierista Lucio, si esibisce cantando in un pub… ma, una volta terminata la serata, indossa il grembiule e pulisce i tavoli del locale. Per lei, infatti, cantare è ancora solo un hobby, un sogno che spera di coronare partecipando ad un concorso canoro dove, nonostante la vittoria di Blonde, eterea cantante appoggiata dall’affascinante impresario discografico Mimmo Bonetti, viene notata da Fulvio, agente musicale di serie B che l’assolda per una piccola tournée. Da qui inizia per lei un periodo di concerti durante i quali è costretta a lasciare il figlio tredicenne Carlo dalla coppia di amici Daniele e Silvia, considerando che il padre è scappato all’annuncio della gravidanza, con il nonno materno non ha rapporti da molti anni e il fratello sempre “fumato” Davide è coinvolto nella tournée come tecnico del suono. Oltretutto la strada per il successo è tutt’altro che semplice, tra esibizioni in locali scalcinati, dipendenza da cocaina e alcool e immancabili avances sessuali da parte di chi dovrebbe aiutarla… man mano che retroscena legati al passato, intrighi sentimentali e dramma s’intrecciano in un’appassionante vicenda a base di note musicali.
Flora Vona dichiara: “Nella fase embrionale dell’idea del soggetto di Mya il mio pensiero era rivolto ad Amy Winehouse, artista prematuramente scomparsa a soli ventisette anni, età che segna tristemente, a quanto pare, la morte di tanti musicisti internazionali famosi. Nonostante avesse dalla sua parte un talento indiscutibile, travolgente e catalizzante, Amy Winehouse non riusciva a rendersi conto della sua immensa luce. Questo suo stato d’animo mi ha sempre colpita profondamente, perché molti artisti vivono disagi e turbamenti legati spesso a traumi infantili o di vita che si riversano prepotentemente nell’ambito artistico, emotivo ed espressivo. Quando seppi della sua morte provai un immenso dolore misto a rabbia, perché credo che le sofferenze nella nostra vita debbano sicuramente essere metabolizzate e rielaborate, ma, soprattutto, diventare il motore, il fuoco dal quale trarre forza e resilienza per ottenere la giustizia che ogni essere umano che ha toccato il fondo debba ottenere. Questo film non è autobiografico, ma desideravo sporcarmi dal punto di vista attoriale e immedesimarmi nelle vicissitudini del personaggio”.